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Recentemente ho guardato “Mio fratello è figlio unico” un film di Daniele Luchetti e girato a Borgo Segezia, che ha ricevuto riconoscimento a Cannes nelle 2007, dove il pubblico in sala gli ha riservato un lungo applauso. Per me il film era interessante perché ha esplorato le differenze tra comunismo e fascismo e la tensione tra queste filosofie che esistevano negli anni di piombo in Italia negli anni ’70, chiamati così perché sono stati caratterizzati da azioni estremiste e di terrorismo. In quegli anni le lotte fra gruppi estremisti di destra e di sinistra erano numerose, in piazza, nei licei e nelle università. Negli anni ’70, gli italiani hanno realizzato sempre di più che la favola “pane, amore e fantasia” non reggeva più questo film mette in evidenza questo cambiamento di mentalità.

Mio fratello è figlio unico” racconta la storia di una famiglia italiana di Latina (sud di Roma) negli anni ’70 e la situazione della società del tempo. Due fratelli – Accio e Manrico – prendono strade diverse, ma comunque continuano a volersi bene. Fin dall’inizio Accio vuole aiutare la gente e a dodici anni entra in seminario. Però subito si rende conto che il seminario non è la sua vita e cambia strada. Dopo il suo ritorno, i contrasti intensificano tra i fratelli; Accio fa amicizia con il venditore ambulante di tovaglie e si iscrive nel movimento fascista, mentre Manrico che lavora in fabbrica, si occupa delle battaglie degli operai e fa parte della società dei comunisti.

Accio decide di cambiare strada di nuovo quando scopre che i fascisti hanno intenzione di usare violenza nei loro tentativi di ottenere quello che vogliono, mentre Manrico diventa più dedicato al suo ruolo di liberatore del popolo e abbraccia la violenza, arrivando al punto di sparare al suo datore di lavoro. Succede che Manrico è ucciso dalla polizia e Accio torna a casa per realizzare il suo primo desiderio – quello di aiutare le persone nella sua comunità in un modo umanistico, senza violenza; lui distribuisce le chiavi per le case popolari alla gente che da anni stava aspettando il permesso di occuparle, ma non poteva a causa della corruzione da parte di dirigenti locali. Alla fine Accio trova la tranquillità e fa pace con se stesso, realizzando che finalmente sta seguendo il suo sogno altruistico.

Mi è piaciuto il personaggio di Accio, perché era una persona astuta e intelligente, capace di cambiare strada quando qualcosa non reggeva più o non aveva senso. Secondo me non c’era un personaggio negativo in questo film. Invece è stata negativa l’idea che credendo radicalmente in una filosofia si può portare qualcuno a comportarsi in un modo pericoloso, terribile e distruttivo. Tipico dei film italiani, “Mio fratello è figlio unico” ha un ritmo lento e riflessivo.

Mi è piaciuto il modo in cui il regista ha realizzato alcune scene, per esempio alla fine con i primi piani degli attori, della madre e anche di Accio. Non era il punto di darci una panoramica grande della vita esterna, invece il regista ha concentrato la nostra attenzione sulla vita interiore delle persone e il modo in cui erano cambiate a causa delle circostanze della vita.

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One Comment

  1. Grazie Melissa,è una rara leccornia per me, siccome non sono riuscito a trovare nessun film gratis in italiano su internet dopo gli americani hanno beccato Kim Dotcom.Meno male che lui ha dichiarato che l’anno prossimo lancerà un altro sito web illecito e magari potremo,come prima, goderci 72 minuti di Megavideo ogni giorno.Grazie ancora e buon fine settimana!Leo