Per capire bene il carattere degli italiani è necessario familiarizzare con alcuni concetti. Prima “l’arte d’arrangiarsi” che vuol dire in inglese: “the art of getting by” or “the art of making something from nothing”. Per esempio nei tempi difficili, quando qualcuno si trova senza molte risorse materiali, soldi o prospettive di lavoro, c’è questo concetto che è possibile vivere usando un po’ di creatività e astuzia, anche se a volte vuol dire trovare piccole scappatoie o aggirando alcune regole. Un altro concetto si deve capire è il “fare una bella figura”. In poche parole fare la bella figura significa non mostrare i tuoi “panni sporchi” in pubblico, ma invece mostrare il tuo lato positivo per mantenere le apparenze, anche se le cose non vanno bene.
Un’altra cosa per capire bene il carattere degli italiani è la relazione fra gli opposti o l’abilità di mettere da parte le differenze tra due persone con ideologie diverse per trovare un punto in comune per vivere insieme pacificamente. Un bell’esempio di questo sarebbe il conflitto tra i comunisti e la chiesa cattolica dopo la guerra mondiale e il modo in cui entrambe le ideologie hanno coesistito; sembra che gli italiani abbiano un talento per mettere a parte differenze per andare d’accordo anche se a volte sono nemici.
In una serie di storie di Don Camillo, scritte dal giornalista Giovannino Guareschi, quest’idea, che gli opposti possono incontrarsi e trovare un terreno comune e un rispetto reciproco, è ben esaminata. Recentemente ho guardato alcuni film, girati negli anni cinquanta basati sulle storie di Guareschi e li ho trovati molto illuminanti. Prima di tutto adoro le espressioni di Don Camillo e il suo viso equino. I film, in bianco e nero, descrivono lo stile di vita tipico di un piccolo villaggio italiano dopo la guerra. I film che ho guardato sono “Don Camillo” (1952) e “Il ritorno di Don Camillo (1953). Oltre a l’aspetto comico e la pagliacciata, mi è piaciuto il rapporto complicato tra gli avversari Don Camillo, un prete molto simpatico che anche lotta con i suoi difetti umani, e Peppone capo della locale sezione del Partito Comunista Italiano e sindaco del paesello, una persona severa ma che ha un rispetto per la chiesa. Fin dal inizio c’è un rapporto contraddittorio tra loro: Don Camillo condanna l’ideologia di Peppone ma non la persona; Peppone sostiene comunismo e modernità, ma ha una grande rispetto per Don Camillo e sa perfettamente a chi rivolgersi per questioni di famiglia e di correttezza morale. Col tempo l’amicizia si sviluppa ed entrambi i protagonisti si rendono conto che mettendosi insieme, possono raggiungere i loro obbiettivi e nei momenti di necessità, la bontà di animo li lega insieme.
C’è una linea sottile tra amore e odio e sembra che gli Italiani sappiano come mantenere l’equilibrio, attingendo sulla gentilezza dello spirito umano, mentre mantenendo apparenze in un modo, a volte furbo.
Guardate questo bel film clip dal perché un assaggio del rapporto complicato tra Don Camillo e Peppone.
Hi Melissa
Not confident enough to reply in Italian …. there’s also a Easy Readers Italian edition of Don Camillo which I really enjoyed reading – though I can’t find it now .. Look like it’s still available – the ISBN is 9783125657106 – it expects a vocabulary of ~ 1200 words, more difficult words are explained in simpler terms
Thanks for the blog – helps keep my rusty Italian alive 🙂
-Sean
Ciao Sean! Grazie per per il suggerimento! Thanks for the tip! 🙂
Guareschi era compaesano di mia madre, anche se, ovviamente, non si sono conosciuti per il divario d’età, ma in paese si ricordano di lui.
Le storie di Don Camillo, anche se ambientate a Brescello, descrivono il mondo della Bassa Parmense tra Ragazzola, Roccabianca… ma la bassa emiliana è simile un po’ ovunque, come clima e come gente.
In casa siamo cresciuti a pane e Don Camillo; ti consiglio anche la lettura dei libri di Guareschi; sono ben scritti, attraverso un linguaggio colorito ma asciutto e con nessun dialetto, altrimenti non avrebbero avuto una gran diffusione, ma è un peccato perché all’epoca dei fatti descritti, un indefinito dopoguerra topico, la gente parlava in dialetto.
Ciao Gabriele! Ricordo ora di aver scaricato i file, con le storie di Don Camillo, che mi hai spedito tempo fa. Li ho trovati sepolti sul mio hard drive! Che bello! Non vedo l’ora di leggere le storie…specialmente ora che so più sull’argomento e i personaggi. 🙂
…ho dimenticato di citare Fontanelle; tutti posti a un tiro di schioppo dal Po’ 🙂
A volte faccio fatica a capire gli italiani.Lo dico perché sfogliando un’ antologia grandiosa della letteratura italiana “Dal primo Novecento ad oggi”(quasi 1000 pagine,200 autori),non ho trovato il nome di Guareschi.Non è stato nominato neanche una volta! Quello che mi lascia perplesso perché secondo Wikipedia è lo scrittore italiano più tradotto nel mondo.Adoro Don Camillo e mi chiedo soltanto se gli italiani,dopo tanti anni,sono davvero riusciti a mettere da parte le loro preferenze ideologiche e lavorare insieme per il bene comune.Spero di sì.Leo
P.S.Meno male che hai trovato i file con le storie di Don Camillo.Me li ha gentilmente prestati tempo fa Melissa Muldoon 🙂
Guareschi era monarchico, di sicuro non era di sinistra e nel suo giornale fece, all’epoca, della satira, considerata pesante, del partito comunista italiano; li chiamava “trinariciuti” e la terza narice serviva per far uscire il cervello e fare entrare le opinioni del Partito, che seguiva abbastanza fedelmente quanto veniva da Mosca.
Il partito era un dogma; la critica non era distante dal reale, ma la sinistra non aveva ancora imparato a fare autocritica…poi, una volta iniziato, non ha più smesso e ha perseverato in modo anche immotivato, ma mi dilungo inutilmente.
La cultura in Italia, nel bene e nel male, e a mio avviso e’ stato più un bene che un male, e’ stata dominio della sinistra e quindi del PCI, prima che questo divenisse qualcosa di indefinibile, perché era l’unico aspetto della vita del paese sfuggito ai tentacoli della DC (democrazia cristiana) e della Chiesa…il discorso così esposto e’ ridotto ai minimi termini e molto semplificato, oltre a soffrire di generalizzazioni alle quali devo ricorrere forzatamente, ma non posso essere esaustivo e conciso al contempo.
L’essersi inimicato il PCI ha confinato Guareschi nell’ambito del nazional popolare, che e’ visto come l’antitesi della Cultura, dove e’ rimasto e dove, probabilmente rimarrà ancora a lungo.
I suoi meriti, se ne ha altri a parte l’aver raccontato uno spezzone d’Italia in un momento difficile della sua storia, saranno indagati e scoperti più avanti nel tempo; la storia in questione e’ troppo recente e non e’ stata ancora metabolizzata; del resto stiamo ancora facendo i conti con l’unità d’Italia, gli anni immediatamente dopo la seconda guerra mondiale sono troppo vicini.